Macari
Il territorio di S. Vito Lo Capo può essere paragonato ad un anello in cui vi sono incastonate tre meravigliose perle preziose: San Vito, Macari e Castelluzzo, nessuna perla preziosa è uguale all'altra, lo stesso si può dire per queste località, tutte stupende ma nessuna uguale. Questo territorio ha la fortuna di essere compreso fra due riserve naturali,quella di Monte Cofano e dall'altro lato quella dello Zingaro che in qualche modo lo proteggono e lo rendono unico. Makari è compresa tra via di Grotta Perciata e Passo dei Monaci. Due torri d’avvistamento, proteggono il suo territorio, narrandoci storie di pirati barbareschi e giovani nobili siciliani, di rapimenti , di riscatti, di schiavitù e libertà, ma la sua storia ci conduce ad epoche lontane. Nel territorio di Macari e nelle sue immediate vicinanze è possibile trovare delle grotte che indicano il luogo come insediamento del paleolitico superiore e del mesolitico [Sebastiano Tusa: “La Sicilia nella preistoria]. Ma nel prosieguo della storia è “impossibile separare questa zona dall’antico “territorium” di Monte S. Giuliano che è un sito con un’eccezionale continuità di insediamento, sono stati rinvenuti materiali che riconducono alla prima metà del 1° millennio a. C., attraverso elementi connotanti la forte presenza punica che trasformò Erice in centro religioso ed emporium, fino alla conquista di Dorieo nel 510 a.C. , nuove fotointerpretazioni archeologiche hanno permesso infatti di i individuare in questa zona l’antica città di Eraclea di Sicilia, ipotesi che troverebbe conferma nelle indicazioni geografiche degli storici Greci e nella tipologia dei cocci ceramici rinvenuti in situ. Fondata da Dorieo nel 510 a.C., come tramandato da Erodoto, Tucidide e Diodoro Siculo, la città durò solo venticinque anni cioè fino al 480 a.C. prima di essere espugnata dal generale punico Malco e cambiare il proprio toponimo in Makara (Makari) che ancora resiste [Valentina Di Via Colli: ”Continuità insediativa dell’Ager Erycinus, Monumenti del passato in cerca di identità]. A conferma può essere ricordata la strada punica ben tracciata e identificata nei pressi di Custonaci e che arrivava certamente a queste Zone. La continuità è attestata, in quanto, questa strada, è ricalcata su quella romana, è segnata da cippi miliari da cui emerge chiara la figura della dea Tanit, e che riconducono all’identificazione di un tratto della via Valeria che andava da Lilybeo a Messina e di cui Custonaci era una Statio. In seguito il territorio trasse indiscutibile e precisa identità intorno al Santuario di San Vito come ci dicono le torri d’avvistamento e conoscenze tramandate che si muovono tra storia e leggenda. Insomma questo territorio costellato di Chiesette rupestri, grotte preistoriche, Santuari, Edicole Sacre resti di conventi e torri, ha vissuto tutte le fasi della storia, tutte le dominazioni, e di questa storia millenaria, immersi in un incantevole panorama, stupiti dall’improvviso e inatteso fiorire, tra le pietre, di un iris selvatico o di un sanguigno papavero, è possibile ritrovarne i segni.